venerdì 31 dicembre 2010

Deep blue

"Tutta la poesia è luminosa, persino
la più oscura.
E' il lettore che ha talvolta,
al posto del sole, nebbia dentro di sé.
E la nebbia non permette mai di vedere chiaro.
Se ritornerà
un'altra volta e un'altra volta
e un'altra volta
a queste sillabe infiammate
rimarrà cieco da tanto chiarore.
Sia felice se arriverà."

(Ver claro, Eugénio de Andrade)

Buon anno a todo el mundo..!

domenica 26 dicembre 2010

Differenze..contrasti..CONTRAPPUNTI

Capisco che leggere nel mio blog storie così differenti possa disorientare..
Ma tant'è. E' la realtà, fatta molto raramente da uno 'scorrere lineare e coerente di eventi'.. Molto più spesso è punteggiata da situazioni, storie che sembrano in contrasto.
Come nel caso delle ultime due che ho pubblicato nel mio blog (Una storia di Natale dalle Antille e Cronache del 2040. Racconti dal futuro.. di Yoani Sanchez) . Due realtà che sembrano stridenti, eppure...
Angolazioni, punteggiature diverse che se riusciamo a tenere insieme ci aiutano a comprendere forse un po' di più e a giudicare meno. E' la stessa Cuba. Fatta di medici inviati dal governo che zaino in spalla vanno in aiuto di persone che senza di loro sarebbero probabilmente condannate all'abbandono e forse alla morte... e di persone che, come Yoani Sanchez, hanno vissuto e vivono sulla propria pelle lo stigma del dissidente, le difficoltà di chi esprime opinioni in contrasto con quelle dell'establishment.
Schierarmi da una parte o dall'altra non credo che mi aiuterebbe a comprendere una realtà tanto complessa e spesso contraddittoria. E sicuramente non sarebbe di alcuna utilità per chi cerca di svolgere un compito che sente molto forte, siano essi medici della Brigata Medica Governativa o dissidenti.
Faccio una sosta...prendo tempo...respiro...ascolto. E' come stare in un conflitto... Se evito il 'riflesso condizionato' di schierarmi, di prendere le parti dell'uno o dell'altro lentamente mi accorgo di comprendere un po' il loro vissuto, i loro bisogni, sentirli come parte di "due melodie che si muovono indipendentemente ma che se sovrapposte formano assonanze"... come un contrappunto.

"Può sembrare un paradosso, ma personalmente intendo il contrappunto come un modo di vita. (...) Ritengo che il contrappunto sia una sorta di mappa dei movimenti del mondo... mi interessa dunque il suo impiego quando lavoro a differenti storie, con differenti voci... (...) all'inizio le storie si alternano con tagli improvvisi, ma poco a poco cominciano a sovrapporsi, in un caos crescente che per me riflette i tipici momenti della vita...(...) credo che il contrappunto abbia un significato sociale proprio per il suo potere di interazione..."

Queste le parole di un musicista, Stefano Giannotti, che mi sembrano molto adeguate a descrivere non soltanto le note di un movimento di Bach ma anche la realtà fatta di persone, relazioni, contrasti differenze...contrappunti!

"Cronache del 2040" - Racconti dal futuro..di Yoani Sanchez



Me ne vado con il nipote più piccolo a passeggiare per le strade di un’Avana diversa e al tempo stesso familiare. Non gestisco più un blog e i miei settant’anni si vedono in ogni ruga del volto e nella lunga treccia bianca. Tutto questo potrebbe essere soltanto una fantasia futurista dai toni oscuri, ma preferisco credere che camminiamo in una città rinata e prospera. Ce ne andiamo in un parco a prendere il sole e cerco - come ogni anziano - di parlarle dei miei tempi, di quegli anni nei quali avevo la magrezza e l’energia che lui mostra adesso. 
Lo spagnolo è ancora la lingua madre dei miei figli, ma il ragazzo mi guarda come se non comprendesse ciò che dico. Si mostra perplesso quando parlo di “periodo speciale”, “tessera di razionamento” e “fedeltà ideologica”. I suoi problemi sono così differenti che non può capire le cose del mio passato. Mostra senza pudore di non conoscere bene la storia e chiama un leader scomparso con il nome di un cantante di salsa. Non riesce a comprendere la differenza tra il carattere socialista della Rivoluzione e la fine dell’Unione Sovietica.
Non mi zittisce per rispetto, ma nei suoi occhi leggo che tutte le mie chiacchiere lo annoiano. “La nonna è rimasta indietro nel tempo” dirà quando me ne sarò andata, ma davanti a me finge di ascoltare gli sfasati aneddoti di una Cuba remota. Questo ragazzo non sa che soltanto il presagio della sua venuta al mondo, quarant’anni prima, mi ha permesso di mantenere il buon senso. Immaginarlo, seduto in un parco dell’Avana futura, con la sua smorfia di incredulità, mi ha impedito di prendere il cammino del mare, della simulazione o del silenzio. Sono arrivata sin qui grazie a lui e invece di dirglielo, lo infastidisco con i miei aneddoti su ciò che è accaduto, su ciò che mai tornerà a ripetersi.
(Traduzione di Gordiano Lupi)

Una storia di Natale dalle Antille


La Brigata Medica Cubana distaccata ad Haiti, organizzata in piccoli gruppi per aiutare la popolazione locale a sopravvivere alla terribile minaccia del colera, è una storia di Natale diversa da quella che siamo abituati a sentire o a vedere in televisione o al cinema. Uomini che, zaini in spalla pieni di medicinali e di materiale educativo, attraversano il paese svolgendo opera di prevenzione e curando gli ammalati che incontrano sul loro cammino. Persone che difficilmente avrebbero un'altra possibilità di sopravvivere.

Dopo un primo tentativo fallito di arrivare- c'è sempre qualche intralcio quando si comincia a fare cose nuove -, Il GPA di Thmazeau ha insistito e il giorno dopo ha scalato più di una decina di chilometri sulla jeep guidata dal cubano di Holguin, Wilber Hernàndez, che ha fatto acrobazie per scalare quel selvatico sentiero di montagna di Montale, caratterizzato da burroni e serpeggianti e scabrosi camminamenti di pietra calcarea.
Arrivati lì hanno dovuto sopportare una forte pioggia, una densa nebbia e un freddo insopportabile che li ha intirizziti fino al midollo, ma con la soddisfazione di aver curato 66 casi di colera, “fra cui un disidratato grave, quattro moderati e il resto lievi (al loro primo giorno di sintomi della malattia), ai quali abbiamo salvato la vita”, ha dichiarato al Granma il medico argentino Emiliano Mariscal, laureato alla Scuola Latinoamericana di Medicina (ELAM) nel 2007, membro della Brigata Medica Cubana. Lui è roso dal “tarlo” dell’internazionalismo e del servizio ai poveri come il nostro comandante Ernesto Che Guevara.
“A Montale noi quattro medici (fra cui tre dottori laureati all’ELAM di nazionalità cilena e equatoriana) e i quattro infermieri del Gruppo ci siamo piazzati nella chiesa cattolica di quel posto, abbiamo parlato con il parroco e con i reverendi delle altre chiese (due evangeliche e una battista) e con i leaders informali e abbiamo chiesto loro di spargere la voce della nostra presenza in quel luogo lungo le pendici.
Abbiamo visto facce sorprese di vedere per la prima volta dei medici che andavano a visitarli e a parlare con loro.
Abbiamo spiegato a tutti le ragioni per cui si ammalano di colera, le misure elementari igieniche da adottare come lavarsi le mani, la necessità di bere acqua clorata, abbiamo somministrato sali di reidratazione, abbiamo visitato anche pazienti affetti da altre malattie come l’ipertensione arteriosa o problemi della pelle.
Per arrivare all’Ospedale Comunitario di Thomazeau, questi pazienti dovrebbero camminare lungo il dirupo per cinque o sei ore e non tutti sono decisi o sono in condizioni di fare la traversata malati e lungo una strada difficile. (...)"


E' una storia che racconta una umanità e una solidarietà diversa da quelle a cui siamo abituati, molto lontana dalla 'solidarietà in poltrona davanti al televisore' che ci consente di stare in pace con noi stessi donando qualche euro con un sms per aiutare "quelli" in difficoltà.
Magari potremmo almeno leggerla...

Per la storia completa: http://www.giannimina-latinoamerica.it/taccuino/629-una-favola-di-natale

mercoledì 22 dicembre 2010

martedì 21 dicembre 2010

L'informazione ai tempi dei leaks...continua



CUBA E I DISSIDENTI
Latinoamerica - opposizione cubana e Wikileaks: http://www.giannimina-latinoamerica.it/archivio-notizie/628-opposizione-cubana-e-wikileaks-quello-che-i-giornali-non-dicono

Yoani Sanchez risponde alle domande di Tòmas Hernandez sui blogger dissidenti pagati dal governo cubano: http://www.tellusfolio.it/index.php?lev=65&cmd=v&id=12062


L'ITALIA E IL CASO CALIPARI
Vita Liquida - Le rivelazioni di un cablo riservato della diplomazia USA sulla morte di Nicola Calipari pubblicato da Wikileaks: Vita Liquida: Omicidio Calipari.

lunedì 20 dicembre 2010

L'informazione ai tempi dei 'leaks'..

L'articolo "La ciberguerra di Wikileaks" di Manuel Castells, sociologo di fama internazionale e autore di "Comunicazione e potere",  stimola una riflessione su CHI  decide COSA noi cittadini possiamo sapere e cosa no.
Come dice Castells "Non è in gioco la sicurezza degli stati (nessuna delle informazioni rivelate mette in pericolo la pace mondiale o era ignorata dai circoli di potere). E' in discussione il diritto dei cittadini di sapere cosa fa e cosa pensa chi li governa." Il messaggero Assange ci sta dimostrando che forse non è più possibile per chi governa mantenere il controllo delle informazioni..? che forse il diritto esclusivo dei governi di spiare i loro cittadini non è più così 'esclusivo'..? che a volte un singolo cittadino, come è successo in Iran durante la rivolta dello scorso febbraio, può eludere la censura e denunciare gli abusi e le violenze attraverso un tweet di soli 140 caratteri..?

Per leggere l'articolo completo di Castells:
 http://www.pinobruno.it/2010/12/la-ciberguerra-di-wikileaks-nella-lettura-di-manuel-castells/

sabato 18 dicembre 2010

CORRO...DUNQUE SONO!

"Tardo autunno
la prima neve
le strade di notte ghiacciate
ma verso te.." (E. Fried)

Oggi 18 dicembre 2010 su e giù per l'appennino reggiano tra tracce innevate e torrenti ghiacciati... Correre tra queste montagne è un allenamento durissimo e indimenticabile!


Buon week-end..

martedì 14 dicembre 2010

"Dissolvenze..."

Forse avrei dovuto intitolare questa raccolta di post (si, l'intenzione è quella di diverse 'puntate-post'; vedremo...) "Flussi di coscienza", prendendo a prestito la definizione dal prof. Jerome Liss. Ho deciso per "Dissolvenze" perchè non sarà un percorso 'in profondità' di un solo protagonista ma un procedere per brevi ma intensi momenti nelle riflessioni in solitudine di differenti soggetti, e questo mi fa pensare alle dissolvenze in linguaggio cinematografico.
Mi piacerebbe molto che altri, magari anche voi che leggete, lungo il percorso, potessero aggiungere le proprie personali dissolvenze.
Cominciamo..

QUADRO 1
"Mi domando fino a che punto e quanto sia possibile per chi non c'era condividere e comprendere, anche lontanamente, quella sensazione di panico o di ineluttabile impotenza che tuttora s'impadroniscono di me ogni qualvolta mi viene incontro un'immagine, un suono, un ricordo tangibile, di quegli anni trascorsi a Cotignola sul Senio, lungo la 'linea gotica', nei lontani (ma quanto lontani?) '43-'44. Non saprò mai raccontare il suono della sirena che preavvertiva un bombardamento. E' un fendente sistematosi in un angolo del mio cervello, che rifiuta di addormentarsi e che ogni volta si ripropone senza possibilità di mediazioni. (...) E' tutto troppo intatto e terribile. Nulla in me è stato rimosso, assimilato, ammorbidito o soffocato (cosi fosse!) da 'altro' o dal tempo."                                                             (tratto da Rituali della memoria di Lia de Martino)

Una donna, Lia de Martino, figlia del grande antropologo Ernesto de Martino, racconta in questo 'quadro' con un linguaggio concreto, addirittura cinematografico, le immagini e le emozioni ad esse indissolubilmente legate di un episodio vissuto in un passato ormai remoto della sua esistenza ma ancora drammaticamente presente.

L'immagine che mi viene alla mente leggendo le sue parole è la seguente: buio, sono solo...un rubinetto gocciola...plick...plick... in breve tempo questo suono diventa sempre più forte. Cerco di allontanare la mia attenzione ma non ci riesco. Il rumore della goccia...Plick....Plick...spinge sullo sfondo tutto il resto. Non c'è altro, solo questo rumore angosciante che ogni volta che sono da solo sembra risuonare in tutto il mio essere e scuoterlo fin nelle viscere...PLICK...PLICK...

Pensieri ripetitivi che, come le gocce d'acqua, in solitudine ci precipitano in uno stato d'angoscia, di impasse. Riprendendo le parole di Liss (Il Flusso di Coscienza nella Vita Quotidiana e l'Impasse, www.biosistemica.org) "spesso l'avvenimento scatenante dura un periodo molto breve (...) eppure la sua ripetizione nella memoria può assalirci tante volte ogni notte." E il ripetersi di questa esperienza, in solitudine, rende sempre più tenace la memoria dell'episodio e delle emozioni ad essa associate che spesso diventano insostenibili. E' come se ci trovassimo scaraventati in un mondo dove, come diceva lo psicanalista Ignacio Matte Blanco, "non ci sono mezze misure, dove ogni cosa è buona o cattiva al grado estremo." 

Desidero concludere questa prima dissolvenza con i versi di una poetessa italiana poco conosciuta, Antonia Pozzi, il cui titolo è
Solitudine.
"Ho le braccia dolenti e illanguidite
per un insulsa brama di avvinghiare
qualchecosa di vivo, che io senta
più piccolo di me. Vorrei rapire
d'un balzo e poi portarmi via, correndo,
un mio fardello, quando si fa sera;
avventarmi nel buio, per difenderlo,
come si lancia il mare sugli scogli;
lottar per lui, finchè mi rimanesse
un brivido di vita; poi cadere
nella più profonda notte, sulla strada,
sotto un tumido cielo inargentato
di luna e di betulle; ripiegarmi
su quella vita che mi stringo al petto - 
e addormentarla - e anch'io dormire, infine...
No: sono sola. Sola mi rannicchio
sopra il magro corpo. Non m'accorgo
che, invece di una fronte indolenzita, 
io sto baciando come una demente
la pelle tesa delle mie ginocchia."
(Milano, 4 giugno 1929)


domenica 12 dicembre 2010

"Colle lettere si fanno le parole..."

"Colle lettere si fanno le parole.
  Colle parole tutto."
(Claireece PRECIUOS Jones)

"Mi chiamo Claireece PRECIOUS Jones. Non so perchè vi racconto queste cose. Forse non so fino dove arrivo con la storia, e neanche se e proprio davvero una storia e perche raconto... Si puo fare cuello che vuoi quando parli o quando scrivi, none come la vita che puoi fare solamente quello che fai. Certi raccontano una storia che non a senso e non e vera. Io invece diro cose buonsensate e vere, altrimenti checazzo serve? Non ne contano gia fintroppo di balle e di cazzate oggi come oggi?"


Basterebbe forse questo incipit per capire di che 'pasta' - immagini, dialoghi e ambientazioni - è fatto questo film... Un film difficile da raccontare poichè le immagini e le parole non hanno il tempo di arrivare alla corteccia...vanno dritte all'amigdala dove innescano una 'reazione a catena' di emozioni.
E' un film che può essere vissuto, non raccontato.
E' questo il motivo per cui più che mie riflessioni desidero condividere flussi di coscienza riportati dalla stessa protagonista...PRECIOUS!

"Amo la scuola mi e sempre piaciuta, ma sembra che alla scuola non le sono mai piaciuta io. Allasilo e in prima non ero capace di parlare mi ridevano adietro. In seconda sono stata sverginata. Non ci voglio pensare adesso... In seconda ridevano per il MODO CHE parlavo. Allora non o parlato piu Cosa parlavo 
per fare? "

"Adesso ho una canzone che suona nella mia testa, none il rap...Una canzone che mi è restata inpigliata a me come le borse di plastica sui rami degli alberi."

Proprio così...questo film è rimasto "inpigliato a me come le borse di plastica sui rami degli alberi" !
Buena noche a todo el mundo!

lunedì 6 dicembre 2010

NON TI SENTO

LUI - non ti sento
LEI - non mi ascolti
LUI - sto cercando di farlo
LEI - grazie per lo sforzo
LUI - stavo cercando di accertare se ti avevo sentita
LEI - non mi va di essere accertata
LUI - va bene
LEI - non va affatto bene
LUI - che cosa non va?
LEI - che tu non mi ascolti
LUI - tu non stai comunicando
LEI - il muto che parla al sordo
LUI - ecco infatti
LEI - non fare così
LUI - non mi permetti di essere d'accordo?
LEI - non è divertente
LUI - non ho detto che lo sia

Rileggendo lo scambio di questa coppia (R. Laing, Mi ami?) l'immagine che viene è un vortice, una spirale...una spirale di prospettive reciproche errate. Una forza che prima schianta vorticosamente i due protagonisti l'uno contro l'altro e successivamente li allontana. Come accade a Frank e April, i protagonisti del romanzo-film Revolutionary Road... e forse come è successo anche a qualcuno di noi.

mercoledì 1 dicembre 2010

Contatto...

(Graham) E' il contatto fisico.
(Ria) Cosa..?!?
(Graham) In una città vera si cammina,
sfiori gli altri passanti,
sbatti contro la gente...sai no?
Qui...non c'è contatto fisico
con nessuno.
Stiamo tutti dietro vetro e metallo.
Il contatto ci manca talmente
che ci schiantiamo contro gli altri...
...solo per sentirne la presenza.
Dici che non è vero?

sabato 27 novembre 2010

mercoledì 24 novembre 2010

NODI...

"...immaginate due uomini, la cui vita sia dominata da apparenze, seduti a chiacchierare fra loro. Chiamiamo il primo di essi Pietro e il secondo Paolo. Elenchiamo le differenti configurazioni implicate da una situazione di questo tipo. Prima di tutto c'è Pietro così come egli desidera apparire a Paolo e Paolo così come egli desidera apparire a Pietro.     Poi c'è Pietro così come egli appare realmente a Paolo, vale a dire l'immagine che Paolo ha di Pietro, la quale in generale finisce per non coincidere con ciò che Pietro vorrebbe che Paolo vedesse; lo stesso dicasi per la situazione inversa. Inoltre, c'è Pietro così come egli appare a sé stesso, e Paolo così come appare a sé stesso. Infine, ci sono il Pietro corporeo e il Paolo corporeo: due esseri viventi e sei apparizioni fantasma che si mescolano in molti modi nel corso della conversazione tra i due. In che modo può aversi una genuina vita interumana?" (M. Buber citato in "L'io e gli altri" di R. Laing).
E' solo una raffinata speculazione di un grande filosofo e pedagogista del nostro tempo o può essere una stimolante occasione per riflettere sulla complessità delle relazioni e della comunicazione umana..?
Proviamo a leggere le seguenti frasi che provengono da situazioni reali:

GENITORI-FIGLI
"Uffa che strazio mia madre...! Mi stressa con le sue domande del tipo 'Luca ma che hai..?', 'Cosa ti succede..? Perchè non mi dici nulla..?' Ma che le devo dire...?! Tanto non riesce mica a capire i miei problemi... Per lei conta solo la scuola..."

COPPIA (MARITO-MOGLIE)
"Sono in una situazione veramente difficile...ho perso il lavoro. Mi sento in un vicolo cieco... E quando mia moglie mi chiede: 'Perchè quando ti chiedo di parlare di quello che ti sta succedendo mi dici che non c'è niente da dire..? Non capisci che sto cercando di aiutarti?!' per me è come rigirare il coltello nella piaga. Come fa a non capire che parlarne per me è una sofferenza enorme... Non posso accettare che la mia donna mi veda come un fallito!"

AMICIZIA
"Vorrei che Valentina mi ascoltasse, e che quando le dico che non può più continuare a stare con il suo ragazzo mi vedesse come una amica sincera che vuole aiutarla...eppure non è così. Quando le dico questo per lei è come sentir parlare sua madre..."


IL FILM
L'altra sera ho visto un film molto interessante (IL SOLISTA) che mi ha fatto molto riflettere su questi 'nodi relazionali'. Il dilemma, il 'nodo', nel quale si viene a trovare uno dei protagonisti del film, Steve, quando cerca di aiutare il suo amico Nathaniel è il seguente: nonostante la sua intenzione sia quella di aiutare e di rendere migliore la vita di Nathaniel, la reazione violenta di quest'ultimo lo spiazza e provoca in lui (Steve) un profondo sgomento. Nathaniel non si vede (come invece lo vede Steve) come uno schizofrenico senzatetto bisognoso di cure mediche e di una casa dove vivere, perciò l'offerta di aiuto Steve diventa per lui una pericolosa minaccia per il suo modo di esistere, di 'essere nel mondo'.
Questa storia (vera peraltro) mi fa riflettere su quanto sia importante, quando ad esempio ci troviamo ad ascoltare una persona che chiede il nostro aiuto, porsi le seguenti domande: "Qual'è la sua idea di aiuto utile, sostenibile, che desidera ricevere..?"; e inoltre "Può la mia idea di aiuto conciliarsi, essere in sintonia con la sua..?". Proprio mentre sto scrivendo queste parole mi vengono alla mente le seguenti immagini: grovigli, garbugli, impasses, paradossi, circoli viziosi, vincoli... nodi appunto!
Buona serata e... buona visione del film per chi lo vedrà!

martedì 23 novembre 2010

Cercare connessioni...tra Sè e l'Altro

Questo è il primo post che scrivo dal mio nuovo blog e il primo argomento che desideravo condividere, "cercare connessioni anzichè evidenziare solo le differenze", mi fa ritornare alla mente le parole di un grande 'ricercatore' (questo è il termine che per me meglio lo rappresenta), GREGORY BATESON: "...quale struttura connette il granchio con l'aragosta, l'orchidea con la primula e tutti e quattro con me e con voi?...qual'è la struttura che connette tutte le creature viventi?". 
Cercare connessioni...e perchè? Perche è triste e desolante vedere che in discussioni tra amici, tra colleghi di lavoro, tra invitati in trasmissioni televisive (peggio che mai!!) l'unico scopo sembra essere diventato l'esasperazione delle differenze, di ciò che ci divide, a volte in modo irrecuperabile. Ieri sera ho guardato per pochi minuti la trasmissione "L'infedele" di Gad Lerner in cui uno dei temi sullo sfondo era il fascismo e l'antifascismo (trattato attraverso vari contributi degli ospiti presenti) e ho provato questo senso di desolazione, addirittura di spreco... Nonostante il tentativo (forse debole?) di un ottimo giornalista come Lerner si è assistito ad un confronto-(quasi)-scontro di ideologie, dove per ideologie mi riferisco non all'accezione 'virtuosa', quella cioè di atteggiamento scientifico, di ricerca, ma a quella 'viziosa' di dogmatismo! Perchè dico questo? Perchè nessuno dei presenti è riuscito a dare una risposta compiuta (so che potrebbe risuonare come un giudizio e me ne assumo la responsabilita!) alla domanda di Lerner: "Come mai secondo lei "l'altro" la pensa cosi?...Quale pensa siano le motivazioni che lo spinge a credere in quello che dice..?". Monologhi (interiori?!?) che non facevano che aumentare il "rumore"... Esempi? Da una parte: "Come può dire che il fascismo non è stato un governo fondato sulla violenza, sulla negazione della libertà...!!!", "Sostenere una ideologia come questa è una vergogna...!!!"; e dall'altra: "E' una menzogna!! Il Fascismo non è stato solo leggi razziali...", "Come è possibile non riconoscere le conquiste sociali e culturali che ci sono state grazie al fascismo...!!!" e così di via seguito... Alla fine Lerner ha dovuto riconoscere che non era possibile per le persone presenti provare a dare una risposta alla sua domanda, che nessuno di loro poteva, neanche per un istante, mettersi nei panni dell'altro, comprendere le sue motivazioni e successivamente ritornare nei propri panni, nella confortevole compagnia delle proprie idee, della propria 'costellazione di senso' senza ribollire di rabbia... Qualcuno potrebbe chiedersi e chiedermi ma a quale scopo fare questo? Perchè sforzarsi di comprendere chi è (o sembra essere) così diverso da me? Perchè tanto spreco? Perchè tanto altruismo...soprattutto con chi non lo merita?!?!  Per dare una risposta mi avvalgo della ricerca di un innovativo e irriverente pensatore moderno, il prof. Jerome Liss. Egli dice che questi conflitti, che si verificano in molti contesti (tra adulti, tra genitori e figli, all'interno della coppia, ecc.), a un livello più profondo, molto spesso ci lasciano disorientati, confusi, frustrati, spesso profondamente feriti: "Come è possibile che l'altro non capisce...", "Cosa posso fare la prossima volta per convincerlo che quello in cui crede è sbagliato..." E allora..?!? In un suo interessante articolo (Il Self-Locus, pubblicato su: www.biosistemica.org) il prof. Liss sostiene che quando siamo difronte ad un punto di vista diverso dal nostro è naturale pensare "Vorrei dimostrargli che ho ragione io, che si sta sbagliando..!!" ma è utile (lui direbbe 'vantaggioso') "essere in grado di sopportare questo fastidio, e sviluppare uno spazio interiore nel quale all'altro sia permesso una sua collocazione, che è differente dalla nostra, mentre noi non abbiamo bisogno di assumere questo punto di vista come una verità interiore... Questo è ciò che pensa lui (o lei), ma non Io."  E più oltre: "Non solo: dobbiamo essere in grado di sviluppare una mappa interiore in cui comprendere come sia quasi inevitabile la possibilità di conflitti tra opinioni differenti." Riuscire in questo intento ci aiuta, quindi, ad aumentare la percezione del nostro 'spazio esistenziale' e contemporaneamente ci consente di accettare lo spazio esistenziale dell'altro non più solo come una minaccia verso la quale 'attaccare o fuggire', esercitare cioè una strategia del tipo "o io o lui". Coltivare questa competenza ci rende possibile pensare quando siamo soli, fuori quindi dalla situazione di conflitto: "Probabilmente l'altro non è pronto, non è in grado (per la sua cultura, educazione, storia personale..), di ascoltare ciò che penso, la mia verita.." Ma a che mi serve questo se non posso dirglielo in faccia quello che penso veramente..??!? Per rispondere a questa giusta obiezione ritorno al pensiero di Liss, il quale ci suggerisce che sebbene la consapevolezza che l'altro non può accettare quello che dico potrebbe non aiutarci immediatamente (ad esempio nella situazione di conflitto) ne guadagneremmo comunque un vantaggio importante: "...possiamo, infatti, sapere cosa pensare nei momenti di solitudine" quando il rimuginare sulle sue parole mi precipita in uno stato di 'stallo'. Come risulta, infatti, dalla sua ricerca sui processi neurofisiologici, "il nostro cervello ha bisogno di certezze per terminare" per non rimanere nella morsa dell'empasse, della rabbia, della frustrazione profonda che alla lunga logora la nostra esistenza! Non stiamo parlando quindi di banale buonismo. E nemmeno di una malcelata deriva di snobismo intellettuale (del tipo: "In fondo non è alla mia altezza...non ne vale la pena..."). Stiamo riflettendo, piuttosto, su una strategia che ci permette riconoscere e rispettare una "nostra" esigenza esistenziale... e forse può aiutarci, con il tempo e l'allenamento, a vivere meglio anche con chi è diverso da noi. Proprio così... perchè vivere con gli altri è un'altra esigenza esistenziale imprescindibile di noi umani. 
Chissà magari qualcuno leggendomi potrebbe provare a cercare, come diceva Bateson, connessioni... o forse semplicemente pensare che è una bella giornata di sole (almeno qui ora) e che andare fuori è molto meglio che stare qui a leggermi...! 
In questo caso buona passeggiata e...comunque... hasta pronto a todos!!