domenica 26 dicembre 2010

Una storia di Natale dalle Antille


La Brigata Medica Cubana distaccata ad Haiti, organizzata in piccoli gruppi per aiutare la popolazione locale a sopravvivere alla terribile minaccia del colera, è una storia di Natale diversa da quella che siamo abituati a sentire o a vedere in televisione o al cinema. Uomini che, zaini in spalla pieni di medicinali e di materiale educativo, attraversano il paese svolgendo opera di prevenzione e curando gli ammalati che incontrano sul loro cammino. Persone che difficilmente avrebbero un'altra possibilità di sopravvivere.

Dopo un primo tentativo fallito di arrivare- c'è sempre qualche intralcio quando si comincia a fare cose nuove -, Il GPA di Thmazeau ha insistito e il giorno dopo ha scalato più di una decina di chilometri sulla jeep guidata dal cubano di Holguin, Wilber Hernàndez, che ha fatto acrobazie per scalare quel selvatico sentiero di montagna di Montale, caratterizzato da burroni e serpeggianti e scabrosi camminamenti di pietra calcarea.
Arrivati lì hanno dovuto sopportare una forte pioggia, una densa nebbia e un freddo insopportabile che li ha intirizziti fino al midollo, ma con la soddisfazione di aver curato 66 casi di colera, “fra cui un disidratato grave, quattro moderati e il resto lievi (al loro primo giorno di sintomi della malattia), ai quali abbiamo salvato la vita”, ha dichiarato al Granma il medico argentino Emiliano Mariscal, laureato alla Scuola Latinoamericana di Medicina (ELAM) nel 2007, membro della Brigata Medica Cubana. Lui è roso dal “tarlo” dell’internazionalismo e del servizio ai poveri come il nostro comandante Ernesto Che Guevara.
“A Montale noi quattro medici (fra cui tre dottori laureati all’ELAM di nazionalità cilena e equatoriana) e i quattro infermieri del Gruppo ci siamo piazzati nella chiesa cattolica di quel posto, abbiamo parlato con il parroco e con i reverendi delle altre chiese (due evangeliche e una battista) e con i leaders informali e abbiamo chiesto loro di spargere la voce della nostra presenza in quel luogo lungo le pendici.
Abbiamo visto facce sorprese di vedere per la prima volta dei medici che andavano a visitarli e a parlare con loro.
Abbiamo spiegato a tutti le ragioni per cui si ammalano di colera, le misure elementari igieniche da adottare come lavarsi le mani, la necessità di bere acqua clorata, abbiamo somministrato sali di reidratazione, abbiamo visitato anche pazienti affetti da altre malattie come l’ipertensione arteriosa o problemi della pelle.
Per arrivare all’Ospedale Comunitario di Thomazeau, questi pazienti dovrebbero camminare lungo il dirupo per cinque o sei ore e non tutti sono decisi o sono in condizioni di fare la traversata malati e lungo una strada difficile. (...)"


E' una storia che racconta una umanità e una solidarietà diversa da quelle a cui siamo abituati, molto lontana dalla 'solidarietà in poltrona davanti al televisore' che ci consente di stare in pace con noi stessi donando qualche euro con un sms per aiutare "quelli" in difficoltà.
Magari potremmo almeno leggerla...

Per la storia completa: http://www.giannimina-latinoamerica.it/taccuino/629-una-favola-di-natale

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